Abbiamo visto in altri articoli cosa sono i contributi in sede di gara ANAC e come si versano. Questi contributi, dovuti sia da parte degli operatori economici che dalle stazioni appaltanti, confluiscono (unitamente alle altre entrate statali e non) nel bilancio dell’Autorità, che finanzia in questo modo le proprie molteplici attività (solo il 6% del bilancio dell’Autorità proviene dallo Stato, il resto è coperto dal mercato).
L’emergenza coronavirus in cui il Paese è precipitato a inizio 2020 ha stravolto l’attività delle imprese come delle pubbliche amministrazioni, causando enormi danni all’economia italiana anche per il blocco di fatto degli appalti. Con la delibera n. 289 del 1 aprile 2020 l’Autorità Nazionale Anticorruzione aveva chiesto al Governo di disporre l’esonero dal versamento della contribuzione prevista all’art. 1, comma 65 e comma 67 della legge n. 266 del 23 dicembre 2005 (ossia proprio dei contributi in sede di gara d’appalto), per tutte le procedure di gara avviate dalla data di entrata in vigore della norma e fino alla data del 31 dicembre 2020. Questo per dare un “fattivo contributo al Paese e, in particolare, al mercato vigilato” alleggerendo gli operatori del settore dagli oneri economici dovuti per la partecipazione alle gare.
Con l’adozione del D.L. 34-2020 (c.d. “decreto rilancio”) il Governo ha accolto la proposta dell’ANAC.
L’art.35 del Decreto rilancio infatti stabilisce che:
“Le stazioni appaltanti e gli operatori economici sono esonerati dal versamento dei contributi di cui all’articolo 1, comma 65, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 all’Autorità nazionale anticorruzione per tutte le procedure di gara avviate dalla data di entrata in vigore della presente norma e fino al 31 dicembre 2020.
L’Autorità farà fronte alla copertura delle minori entrate mediante l’utilizzo dell’ avanzo di amministrazione maturato al 31 dicembre 2019″
Pertanto, vista la data di entrata in vigore del DL 34, l’esonero dai contributi opera per tutte le procedure di gara avviate dal 19 maggio al 31 dicembre 2020. Per “avvio della procedura” si intende la prima data di pubblicazione del bando di gara e, nel caso di procedure senza previa pubblicazione di bando, la data di invio della lettera di invito a presentare offerta.
Verosimilmente ANAC modificherà il sistema SIMOG in modo che non avvenga l’emissione del MAV per le stazioni appaltanti e dello IUV per gli operatori economici. Tutti gli altri pagamenti dovuti all’Autorità (es da parte delle SOA ecc.) però restano operativi, così come gli obblighi di comunicazione relativi a tracciabilità e vigilanza.
Di conseguenza i RUP dovranno continuare a richiedere i codici CIG e a trasmettere le informazioni delle schede SIMOG come in precedenza, ma non dovranno più chiedere nei bandi la prova dell’avvenuto versamento del contributo (nè le stazioni appaltanti lo dovranno versare).
L’Autorità Anticorruzione ha stimato che con questo provvedimento avrà minori entrate per circa 40 milioni di euro ed ha chiesto di poterlo coprire con il proprio avanzo di amministrazione. Questa generosa proposta è resa possibile dal fatto che l’ANAC dispone di un pingue avanzo, così consistente da spingere il collegio dei revisori in sede di relazione al bilancio preventivo 2020 a stigmatizzare da un lato la ridotta capacità di spesa dell’Autorità, dall’altro a suggerire di ridurre la contribuzione per talune tipologie di appalto e in generale di razionalizzare le proprie entrate.
Visto che l’ANAC non decide nulla senza aver prima effettuato complesse valutazioni di costo-opportunità, un intervento simile avrebbe comportato un impegno non indifferente. E’ brutto dirlo, ma all’Autorità l’epidemia da coronavirus risolve un problema: invece di ricalcolare gli importi dei contributi o decidere quali tipologie di appalto esentare (motivando puntualmente ogni scelta), l’ANAC può infatti azzerare tutti i contributi e rimandare la decisione di qualche mese.
In ogni caso il Governo ha stanziato 25 milioni di euro a copertura delle minori entrate dell’ANAC, per maggiore tranquillità.
Generosa proposta…
Bella fraté…
Nel bilancio generale di tutta la PA la regione Lazio se ne ha fatte fregare 11 milioni x mascherine mai arrivate e pagate in anticipo… senza che nessuno venga chiamato a rispondere per questo danno erariale. Mi sa che la generosità ha solo un mecenate: il contribuente! Ciao e grazie
Si può solo sperare che la Corte dei Conti si attivi.